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Dalla prima candela accesa all’ultimo brindisi, il vino per Natale accompagna i piatti delle feste e scandisce il servizio.
Le bollicine aprono l’appetito, alleggeriscono la percezione dei grassi e valorizzano ingredienti come salmone, ostriche e carni bianche.
Per i professionisti, la priorità è costruire un percorso coerente dall’aperitivo al dessert, selezionando etichette che abbiano affinato equilibrio e precisione.
Una guida operativa per costruire abbinamenti credibili, replicabili e redditizi in carta e al calice.
Il termine “vino stagionato” è spesso usato in modo improprio; per una comunicazione chiara in sala e in carta si preferisce parlare di
vino affinato. Con “affinamento” si indica il periodo in cui il vino matura in recipienti come
acciaio, cemento, legno, anfora o direttamente in bottiglia prima della vendita.
L’affinamento plasma i profumi (specie i terziari: spezie, tabacco), ammorbidisce la tessitura tannica
e migliora la tenuta al sorso. In carta, usare la dicitura “vino affinato” evita ambiguità e posiziona correttamente il calice al tavolo.
Le schede Philarmonica.it riportano contenitori e tempi di affinamento, oltre a indicazioni di servizio:
strumenti essenziali per selezionare etichette coerenti coi piatti del menu. Così il capitolo “vino stagionato”
diventa leggibile, vendibile e di supporto anche a personale meno esperto.
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