Fresco, versatile e leggero: il vino rosato è uno dei protagonisti dell’estate nei locali italiani. Non si tratta di una semplice via di mezzo tra bianco e rosso, ma di una tipologia a sé, capace di esprimere identità ben precise. La sua vinificazione prevede un contatto breve con le bucce, ottenendo così tonalità brillanti e aromi fruttati, ideali per la ristorazione stagionale. Perfetto per aperitivi all’aperto o menù a base di pesce e verdure, è una scelta che valorizza la carta vini nei mesi caldi.
Il primo passo per comprendere cosa rende un vino rosato buono è riconoscere cosa lo distingue da un rosso o un bianco. Il vino rosato nasce da uve a bacca rossa ma viene vinificato con tecniche che limitano il contatto con le bucce, da cui dipendono il colore e parte della struttura. A differenza dei rossi, non si punta sull’affinamento prolungato ma sulla freschezza, mentre rispetto ai bianchi, conserva una leggera struttura tannica. Questa tipologia di vino rappresenta un equilibrio delicato che lo rende estremamente versatile.
In un settore sempre più attento alla freschezza, all’eleganza e all’esperienza visiva del cliente, i vini rosati della Provenza occupano un ruolo di spicco. Chi lavora nella ristorazione o in enoteca conosce bene l’importanza di offrire referenze che parlino un linguaggio moderno ma con solide radici tecniche. I rosati provenzali rispondono perfettamente a questa esigenza.
Il loro successo non è legato solo al colore accattivante, ma anche a un processo produttivo rigoroso e a una qualità costante. Tra le etichette più rappresentative spicca l’Up Rosé de Provence, distribuito da Philarmonica. Questo vino si distingue per la precisione della vinificazione, l’equilibrio aromatico e la grande facilità di abbinamento, rendendolo perfetto per essere inserito in carta come rosato di riferimento per la clientela attenta e preparata.